Adorazione, venerazione e confusione.

Oggi mi va di parlare di religione. Per chi non lo sapesse, sono cattolico, di quei cattolici che se ne vedono pochi. Cosa significa? Prima di tutto, significa che vado regolarmente a messa e già questo basterebbe a ridurre drasticamente il numero dei cattolici simili a me. Tuttavia c’è altro che fa di me un cattolico di nicchia, di minoranza, quindi ve ne dico un’altra: leggo la bibbia.

Scommetto che a questo punto siate convinti che di cattolici così in effetti ce ne siano pochi, ma in realtà vi sbagliate. Sì, la percentuale è bassa, ma il valore assoluto, ovvero il numero effettivo di cattolici che vanno a messa e leggono la bibbia, è sufficientemente alto da riuscire a trovarne sempre alcuni in tutte le parrocchie, piccole o grandi che siano, anche a prescindere da sacerdoti e diaconi. Io stesso conosco almeno altre quattro persone nella mia parrocchia che, come me, vanno regolarmente a messa e leggono regolarmente la bibbia. Si tenga conto che io vivo in una parrocchia di circa 4000 abitanti e non li conosco certo tutti.

C’è dunque ancora altro che mi rende un cattolico atipico. Suono la chitarra in chiesa. Ok, questa non vale, suonare la chitarra non è una caratteristica legata alla propria fede e se dovessimo elencare tutte le caratteristiche che mi contraddistinguono, ma che nulla hanno a che vedere con la religione, ovviamente finirei per essere l’unico. In fondo di Lucio Crusca ce n’è uno solo, indipendentemente dal fatto che sia cattolico oppure no. Tuttavia l’ho citata per far capire il tipo di cattolico che mi piace essere. Mi piace essere attivo nella mia comunità e fare qualcosa per sentirmi parte della comunità. Così in effetti il cerchio si stringe ulteriormente.

Sto scrivendo questa roba per far notare a tutti quanto sono bravo? Ovviamente no, anzi, proprio il contrario. Quello che mi rende atipico è il fatto che, pur vivendo da cattolico impegnato, sono fortemente critico nei confronti della Chiesa Cattolica Romana. Forse critico al punto da meritare la scomunica. E non intendo dire che accuso la Chiesa per le crociate o per i preti pedofili. Quelli sono errori umani, deprecabili quanto volete, ma non intaccano le basi teologiche su cui la Chiesa si fonda.
Io credo che la Chiesa sbagli fondamentalmente nell’interpretazione della scrittura. In realtà io non dico nulla di nuovo, quasi tutto ciò che dico sono cose che altri prima di me hanno già detto ed il resto (poco) che aggiungo io non è supportato da studi di teologia che purtroppo mi mancano.

Il punto però è che quelle stesse critiche, mosse da chi come me è dentro la Chiesa e la vive, hanno una valenza diversa. Si potrebbe pensare che io sia attivo nella mia comunità solo per guadagnarmi il diritto di criticare la Chiesa da dentro. Non è così. Io sono attivo nella mia comunità per una ragione ben precisa e diversa: ritengo che la proposta educativa e di stile di vita, di regole di convivenza, della Chiesa Cattolica Romana sia la migliore che abbiamo a disposizione qui in Italia. Al netto delle elucubrazioni teologiche, di cui parlerò dopo, resta il fatto che le comunità parrocchiali sono ambienti accoglienti, positivi ed in ultima analisi irrinunciabili per poter essere il sale della terra. Senza nulla togliere alle comunità di altre Chiese non cattoliche, che conosco poco, ma che, probabilmente, sono altrettanto valide, resta il fatto che il territorio in cui vivo è un territorio prevalentemente cattolico. Avrei l’alternativa della Chiesa Valdese, ma anche in quel caso avrei delle critiche da muovere non di poco conto, quindi tanto vale giocarsela qui, nella Chiesa Cattolica Romana, dove il Signore mi ha messo.

Chiarito che sono cattolico, perché mi piace vivere da cattolico e non il contrario, passiamo a quel che invece non mi piace. Non mi piace studiare a memoria, io devo capire quel che leggo. Se non lo capisco, insisto fino a quando qualcuno non me lo spiega. E se nessuno me lo spiega, cerco io la spiegazione da solo e non mi do pace fino a quando non la trovo. Partiamo dagli undici comandamenti (che poi forse sono dodici o tredici, ma di certo non solo dieci):

  1. Il Signore Dio nostro è l’unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza
  2. Amerai il prossimo tuo come te stesso
  3. Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù. Non avere altri dèi di fronte a me.
  4. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. […]
  5. Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano.
  6. Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio […]
  7. Onora tuo padre e tua madre […]
  8. Non uccidere.
  9. Non commettere adulterio.
  10. Non rubare.
  11. Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
  12. Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo

Ho numerato il primo comandamento che ho elencato con -1 per poter essere in cima alla lista e poter mantenere per gli altri la loro numerazione classica. Per lo stesso motivo il secondo è numerato con il numero zero. Questi due ce li ha dati Gesù quando gli è stato chiesto quale fosse il comandamento più importante, per cui li ho voluti mettere in cima alla lista. Ciò ovviamente non significa che io creda che gli altri dieci siano in ordine di importanza, in quanto sono tutti ugualmente importanti.

Faccio notare, a scanso di equivoci, che questi comandamenti li ho copiati tali e quali da Mc 12, 29-31 ed Esodo 20, 2-17, dalla Bibbia di Gerusalemme, edita dalla EDB, che è una delle maggiori case editrici cattoliche italiane, quindi non è che io abbia usato traduzioni non approvate o cose simili. Ho solo tralasciato alcune parti, dove ho messo […], in quanto non fanno cambiare il senso dei comandamenti, né di questo mio discorso.

Iniziamo col dire che tradizionalmente si parla di dieci comandamenti, ma se si contano anche i due dati da Gesù, diventano dodici. Tuttavia il primo dato da Gesù ed il primo riportato da Mosè sono abbastanza simili fra loro. Di certo quello dato da Gesù pone l’accento sull’amore per Dio, aspetto assente nel primo comandamento del decalogo, ma per il resto coincidono, quindi potremmo, di due, farne uno e considerare solo quello dato da Gesù. La Chiesa Cattolica Romana, da Sant’Agostino (IV secolo d.C.) in avanti, suddivide poi l’ultimo in due separati, ovvero “Non desiderare la donna d’altri” e “Non desiderare la roba d’altri”. Così potremmo dire che invece di dodici, siano tredici, o, invece di undici, dodici. Si può però anche pensare che il secondo ed il terzo comandamento del decalogo siano efficacemente riassunti dal primo comandamento di Gesù.

Pare che la Chiesa Cattolica infatti consideri il secondo del decalogo, ma solo quello, efficacemente espresso altrove, tanto che di fatto stralcia il secondo comandamento del decalogo dal catechismo (se ben vi ricordate, quel secondo comandamento a catechismo non ce l’hanno mai insegnato).

Infine il secondo comandamento di Gesù permea, riassume e valorizza quelli dal terzo al decimo del decalogo, rendendoli quasi inutili, se non per dettagliare esempi di come mettere in pratica quel secondo comandamento di Gesù, cioè l’amore per il prossimo. È importante conoscerlo, ma ai fini pratici, è ridondante e non ci dice esplicitamente cosa fare, quindi non lo si studia come facente parte di quell’elenco, che è un po’ la lista dei promemoria del buon cristiano.

Ora entriamo nel nocciolo della questione, ovvero quel secondo comandamento eliminato dal catechismo. Ripeto, come molti di voi già sanno, non sono cose che dico io per primo, sto solo cercando di farne un riassunto per esprimere il mio pensiero, che verrà dopo. Quel secondo comandamento dice che non dobbiamo farci idoli, cioè immagini di cose nel cielo o sulla terra o sotto terra e non dobbiamo prostrarci davanti a quelle immagini (tanto che le abbiamo fatte noi, quanto che ce le troviamo davanti fatte da qualcun altro, altrimenti non si spiegherebbe a cosa potremmo prostrarci, non avendole create noi in prima battuta). In qualche modo la Chiesa qui potrebbe essere in contraddizione. Chiaramente le immagini di ciò che è in cielo e sulla terra la Chiesa se le fa eccome, ma non credo che ciò rappresenti il vero problema. Il senso del comandamento è spronare il fedele a credere solo in Dio, a non farsi altri idoli o falsi dei, e, perfettamente in linea con lo stile narrativo del resto del decalogo, anche questo comandamento elenca una serie di cose pratiche da fare e da evitare. La cosa importante è però capire il significato di questo secondo comandamento. Ovviamente non parla solo di quadri e vitelli d’oro. Quelli sono esempi e sono oggetti inanimati. Il problema non è possedere quegli oggetti, ma, eventualmente, l’uso che si fa di tali oggetti. Al tempo di Mosè il gioco del calcio ancora non esisteva, ma questo sport, anche se è arrivato dopo, è cosa buona. Tuttavia vivere in funzione della partita di calcio della domenica fa diventare il calcio un idolo. Giocare a calcio per socializzare, per divertirsi, per restare in salute, per crescere assieme e senza dimenticare Dio è cosa buona, ma esiste una scala di valori e Dio è al primo posto. E così via.

Dire però che “la Chiesa” ha fatto qualcosa è un po’ generico. Chi esattamente ha dato origine a questa suddivisione dei dieci comandamenti usata nell’attuale catechismo, dove il secondo comandamento non c’è più? Ovviamente sempre Sant’Agostino, che, avendo suddiviso l’ultimo in due, doveva far quadrare i conti e unificarne altri due in uno solo, per raggiungere il totale di dieci. O, se preferite, ha prima deciso di accorpare il secondo nel primo e poi suddiviso l’ultimo in due per la quadratura. Per quale motivo lo ha fatto? Non sarebbe stato più semplice lasciare tutto così com’era? Difficile dirlo: storicamente sappiamo che Sant’Agostino non era particolarmente affezionato alla lingua greca e quindi probabilmente leggeva la Bibbia in una sua traduzione latina. Da lì ad interpretare il testo in modo forse non propriamente fedele all’originale il passo potrebbe essere breve, anche se involontario.

Il problema quindi non è che la Chiesa abbia eliminato questo secondo comandamento, ritenendo (magari anche a ragione) il primo abbastanza chiaro da non lasciare dubbi. Il problema è che, nell’eliminare questo secondo comandamento dal catechismo, pare abbia dimenticato che in realtà sulla Bibbia esiste ed ha un significato più ampio. Vediamo il perché, con il solito discorso, ormai trito e ritrito, dell’adorazione di Gesù e della venerazione di Maria e dei santi. Adorare e venerare corrispondono a cose diverse, o almeno questo è quello che la Chiesa sostiene. Secondo il Treccani sono sinonimi, ma io, anche volendo difendere la posizione cattolica, non posso entrare nel merito della differenza del significato dei due termini, perché, per quanto io legga vari testi che lo descrivono, io non riesco a capirlo. Attenzione però, non è che io sia completamente stupido e non capisca la differenza filosofica fra i due termini. Quello che non capisco è in che modo, in pratica, siano differenti. La religione cristiana è molto concreta, ci parla della vita di tutti i giorni, ci dice esattamente cosa fare e non fare, ci parla addirittura di sessualità nel matrimonio, nonostante i preti siano chiamati al celibato ed all’astinenza. Se dunque per adorare devo prostrarmi e pregare, cosa devo fare (o non dovrei fare) per venerare?

Non ho la risposta ufficiale, ma, essendo io un cattolico attivo nella mia comunità, so cosa si fa, in pratica, quando ci si trova a venerare Maria. Ci si prostra e la si prega. La si prega di intercedere. La si prega di donarci il Signore Dio, frutto del suo seno. Nella realtà dei fatti, al netto delle sfaccettature dei possibili significati teologici del verbo “venerare”, la si adora allo stesso identico modo di Dio stesso. Non si rispetta quindi il secondo comandamento del decalogo, che non compare nel catechismo della Chiesa Cattolica. Quand’anche la venerazione fosse praticamente diversa dall’adorazione, non vedo in che modo potrebbe essere ammessa dal secondo comandamento del decalogo. Si consideri poi che, nel caso di Maria, non si parla di “semplice” venerazione (le virgolette sono d’obbligo) come per gli altri santi, ma di ipervenerazione, che è una sfaccettatura ancora meno distinguibile, all’atto pratico, che si pone un po’ più su della venerazione. Infatti Maria è detta santissima e senza peccato, nemmeno il peccato originale. Fra le feste di precetto, durante l’anno, abbiamo ben tre appuntamenti completamente dedicati a Maria:

  1. 1 gennaio, Maria Santissima Madre di Dio
  2. 15 Agosto, assunzione di Maria in cielo
  3. 8 Dicembre, Immacolata Concezione

Cosa si festeggi a capodanno, dal punto di vista teologico, mi sfugge. Al momento non ho basi teologiche sufficienti a capire il significato della festa. Voglio dire, Dio si è fatto uomo e nel farlo doveva per forza nascere da una donna, altrimenti non sarebbe stato uomo come tutti noi. La cosa straordinaria qui è che Dio si sia fatto uomo, non che sia nato da una donna. Ciò nonostante la festa è dedicata a Maria, invece che a Dio fatto uomo. Dio fatto uomo, ovvero il concepimento verginale di Gesù, detto anche Annunciazione, ricorre il 25 marzo, ma non è una solennità di precetto e se cade in quaresima, di domenica, la si rimanda (pare che la penitenza sia più importante), tanto per essere sicuri che quasi nessuno sappia di tale festa.

Il 15 Agosto ricorre l’assunzione di Maria in cielo, anima e corpo. Secondo la Chiesa nessun altro santo o martire cristiano è stato assunto in cielo anima e corpo, solo Maria. L’unica altra persona a salire in cielo anima e corpo è stato Gesù, ovvero Dio stesso. Tuttavia la Chiesa non adora Maria come si fa solo con Dio, la venera solamente. A difesa della Chiesa Cattolica, va detto che in realtà l’assunzione di Maria in cielo non è negata dalla maggioranza delle altre chiese, protestanti a parte, anche se poi solo per i cattolici è un dogma. E va anche detto che l’assunzione di Maria anima e corpo è diretta conseguenza logica dell’Immacolata Concezione. Nella Bibbia, però, nulla si dice a riguardo dell’assunzione di Maria in cielo anima e corpo e in realtà nulla si dice neppure dell’Immacolata Concezione. Abbiamo quindi le stesse prove che sia andata realmente così, come quelle a sostegno della teiera di Russell, che potrebbe essere veramente là, in orbita, fra Terra e Marte, da qualche parte, tranne che nessuno l’ha mai vista. Si noti che il dogma di Maria assunta in cielo anima e corpo esiste solo a partire dal 1950. E solo grazie ad un altro dogma, cioè l’infallibilità papale, su cui, se non l’ho già fatto, prima o poi scriverò un’altra digressione.

Infine (dal punto di vista del calendario) l’8 Dicembre è la solennità dell’Immacolata Concezione. Non è da confondere con il concepimento verginale, a cui accennavo prima. Questo dogma ci dice che Maria è stata preservata dal peccato originale fin dal momento del suo concepimento (non verginale, in quanto trattasi di normale concepimento avvenuto fra Anna e Gioacchino, genitori di Maria e nonni di Gesù). Come accennato sopra, la Bibbia non ne parla, ma la Chiesa Cattolica ne ha fatto un dogma, naturalmente stando ben attenta a non adorare Maria, ma solo a venerarla.

Si noti che il dogma dell’Immacolata Concezione, così come tutti gli altri dogmi, non sono delle nuove verità di fede calate dall’alto, ma sono solo il riconoscimento ufficiale di verità di fede preesistenti nella Chiesa, per tradizione. E da dove inizia questa tradizione mariana? Stando agli scritti pervenutici, alcuni accenni ci sono fin dagli inizi del II secolo d.C., ma il primo ad influenzare in modo decisivo la tradizione con un culto marcatamente mariano (anche se probabilmente giustificato dalla sua propaganda anti manicheismo) è stato sempre lui, Sant’Agostino, che a questo punto sembra essere il fil rouge di tutti i miei dubbi.

Sant’Agostino non ha vissuto sempre da santo. Inizialmente era uno scavezzacollo dissoluto, una specie di teppista dei tempi antichi che se la spassava con i compagni di scuola mentre studiava a Cartagine. In seguito divenne seguace dei manichei, alla ricerca dei segreti della natura, tipo capire il perché le stelle si muovessero. Quando realizzò che neppure i manichei conoscevano i segreti della natura, disilluso, si convertì al cristianesimo, guidato da sua mamma (Santa Monica). Un fatto documentato della sua vita ci dice che era un vero cristiano e che merita sicuramente un riconoscimento da parte nostra: vendette tutti i suoi averi e donò il ricavato ai poveri, per poi andare lui stesso a vivere in povertà. Come già accennato, però, non era particolarmente attratto dalla lingua greca, nonostante l’avesse studiata. Questo, unito alla sua ricerca dei segreti della natura, ci suggerisce una predisposizione alla filosofia ed alle scienze, ma non una particolare predisposizione alla storiografia. Probabilmente leggeva solo testi in latino, sua madrelingua. Fra questi testi poteva esserci probabilmente anche qualche vangelo apocrifo, che, agli occhi del buon Agostino, poteva sembrare storicamente affidabile. Come per esempio il protovangelo di Giacomo, che si basa forse su tradizione orale o forse su notizie completamente inventate, ed è stato scritto almeno un secolo dopo la morte di Gesù e di Maria: riporta notizie sui genitori di Maria, quindi relative a fatti ancora antecedenti la nascita di Maria stessa. Un po’ come se oggi io mi mettessi a scrivere la vita di un mio trisavolo che non ho conosciuto, che 150 anni fa ha fatto qualcosa, basandomi sui racconti di mia mamma, che li ha sentiti da mia nonna, che a sua volta apprese le notizie da suo papà, che era il testimone diretto della vita di tale trisavolo, suo ulteriore padre. E tutto ciò nella migliore delle ipotesi.

Tutto questo ovviamente non ci dice nulla di preciso su Sant’Agostino, ma ci aiuta a capire il contesto in cui è nata la tradizione mariana nella Chiesa Cattolica e ci aiuta a capire anche perché i protestanti la rifiutino.

Ed ora il mio pensiero, che avevo promesso alcuni paragrafi addietro. Per quale motivo suono la chitarra a messa? Con tutti questi dubbi (e a dire il vero qui ne ho esposti solo alcuni), come posso coerentemente suonare un “Salve Regina”?

Vedete questi sono dubbi, per l’appunto, non risposte. Io non sono sicuro che la Chiesa sbagli e che quel che penso io sia la cosa giusta. Espongo i miei dubbi, perché forse così qualcuno un giorno mi darà le risposte. Nel frattempo la vita da cristiano cattolico è la migliore che ho a disposizione. Appuntamenti fissi per socializzare, per sentire una spiegazione delle scritture (prete permettendo) e per imparare ad essere tolleranti. Ambienti accoglienti per me e per i miei figli. Persone che non ti giudicano se dici che speri in Dio. Persone che ti fanno sentire parte di una comunità. Tutto questo, dove altro lo trovate, per di più gratis? La Chiesa Cattolica è divisa in due realtà: quella pratica delle parrocchie e quella teorica dei circoli teologici. Indipendentemente da eventuali vizi nell’interpretazione delle scritture, la parte pratica, cioè il risultato finale, è quella che per me vale di più.


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